Il PD ha toppato di
brutto. Ha pagato la distanza tra la predica e la realtà. Come già scrissi (
Sfida alla new-economy: la missione impossibile della sinistra progressista) all'indomani della scissione (altra operazione rivelatasi tanto inutile quanto
dannosa) ha ammirato troppo quelli che ce la fanno, disprezzando tutti gli
altri, dicendogli implicitamente che erano degli sfigati se non riuscivano a
saltar fuori dalla crisi.
Non credo che il pd
sia perduto, o che si debba rassegnare alla marginalità. Ci sono sicuramente
spazi di manovra, ma sono piuttosto convinto che debba ricominciare da una sana opposizione e soprattutto dedicarsi alla sua comunità. Quest'ultima rimasta
sola a difendere (più o meno convintamente) le convinzioni dei propri leader è
ora sfibrata e spinta al silenzio, ma abituata al confronto con l'opinionismo
disilluso della quotidianità. Un balsamo detergente decisamente caustico, mentre
ancora si insiste a frequentare il Vinitaly o il Salone del Mobile quando
invece sarebbe più utile partecipare alla sagra dell'asparago, o alla fiera di
campagna di Canicattì
-La comunicazione di
Salvini
Passare dal 5 al 17%
è un impresa. Esserci riuscito, trasformando un partito a trazione territoriale
in uno nazionalista, è qualcosa che dovrebbe rincuorare gli addetti ai lavori
impegnati nel imbastire la riscossa del partito democratico o di quella sinistra
radicale ormai schiacciata verso l'inutilità.
La spasmodica
ricerca alla vicinanza della quotidianità dei cittadini, al fine di generale la
convinzione "lui è come me, vive i miei problemi, li conosce, li
rappresenta" è un meccanismo consolidato nelle campagne elettorali. Ci
provano in tanti ci riescono in pochi. Il fatto che Matteo Salvini ci sia
riuscito con costanza, dedizione, ed intelligenza comunicativa è un elemento di
analisi. Non sono qui a tesserne le lodi politiche o ideoligiche ma ad osservare che partendo da molto
lontano ha spasmodicamente ricercato in ogni apparizione pubblica e digitale
(ogni post ha spinto coerentemente le sue convinzioni) di sbandierare
un'aurea di normalità. La compagna che stira, i compiti del figlio che non si
capiscono, la foto della pizza (MAL COTTA) fatta in casa, sono messaggi forti
capaci di dare spazio alla quotidianità ed offrire sponde per veicolare un
messaggio politico creando empatia. L'aspetto più difficile era creare coerenza tra il messaggio e l'attore: lui e probabilmente il suo team ci sono riusciti brillantemente. La miglior strategia comunicativa di questa
campagna elettorale fatta per calamitare un particolare contesto di disagio. Ci
sono marchi importanti (mi vengono in mente Ceres o Che banca)
che usano strategie simili e raccolgono altrettanti risultati. Si
signori siamo tutti dati e questo non è un male assoluto.
-Affermazioni a 5
stelle
Vedere il Dibba, un secondo dopo la pubblicazione dei primi exit pool, affermare con occhi pieni
di soddisfazione e sguardo sempre più greve che "tutti i partiti dovranno
venire a parlare con noi, utilizzando i nostri metodi di trasparenza" mi
ha inquietato parecchio. I motivi sono due:
1- l'utilizzo del
voto come consacrazione di una superiorità intellettuale/culturale che in un
regime democratico non ho mai visto sbandierata e così convintamente utilizzata
da nessuno, nemmeno da quella sinistra di epoca bertinittotiana (che ripudiava la
guerra con girotondi e crisi morali), dal odiatissimo Renzi e men che meno da Berlusconi o Salvini.
2- la minaccia dei
metodi. Si potrebbe fare facile ironia su parlametarie o programmi scritti con
l'inchiostro simpatico ma è evidente che questi signori hanno difficoltà ad
accettare qualsiasi giudizio che sia diverso dalle loro convinzioni. Depositari
di una verità assoluta che ben si accompagna con l'ipocrisia del cittadino
italiano: tutti eroi a parole, l'unica cosa che sembra preoccuparli realmente è evitare di cadere nel mediocre
quanto diffuso convincimento "è tutto un magna magna". Quando si
renderanno conto che la democrazia parlamentare è fatta di convinzioni,
negoziazioni ed opportunismo spero la amino ancora.
Succederanno se non
stanno già succedendo:
-Passaggi di
significato
Prepariamoci, perché
sono assolutamente certo che nessuno (il primo sono io) abbia chiaro cosa sia
il programma 5 stelle. Nemmeno loro. L'unica convinzione diffusa è che priveranno
i parlamentari e la casta di svariati denari. Obiettivo n1: politici più poveri.
Vincere una guerra di trascinamento verso il basso ("io soffro devi
soffrire anche tu"), che al di la dell'opportunità potrebbe non bastare a
riempire le giornate del "governo del cambiamento" che intendono
presiedere o costituire con chiunque li appoggi. Ciò diventa sempre più vero se
offri la stessa minestra alla Lega o al PD. Lasciamo perdere i redditi di cittadinanza che già si stanno trasformano in reddito minimo garantito e poi in salario minimo...Credo sarà il governo della
quotidianità, dell'emergenza, e che difficilmente riuscirà a concentrare il tiro
su questa o quella riforma, piuttosto finiranno a coltivare quella
qualità democristiana del tirare a campare…nella speranza o convinzione "che tanto si può fare meglio domani". Nel frattempo ci troveremo
dentro un'altra crisi.
Spero di sbagliarmi,
ma sono convinto che la bontà degli intenti 5 stelle si riveleranno una cura
omeopatica per i mali dell'Italia.
-Transumanze
Quando ho saputo che
l'Italia ha candidato la transumanza all'Unesco come patrimonio dell'umanità ho
fatto una grassa risata. Grande rispetto per questo rito, un usanza antichissima e rispettabile ma ho la
convinzione che i delegati Unesco verranno accompagnati a MonteCitorio e a PalazzaMadama
da Fico e Casellati impegnati a spiegare i molteplici movimenti delle proprie
assemblee, intente a supportare con le loro azioni questa straordinaria
candidatura. Come ho già scritto, ne vedremo delle belle, e non appena un
governo si insidierà vedremo così tanti trasformismi che alla fine della
legislatura all'Unesco candideremo l'illusionismo.